Come si valuterà il merito nella scuola ? Chi valuterà il valutatore?

Palazzo Chigi - Il ministro Giannini illustra le linee guida sulla scuola
Il ministro dell’Istruzione Giannini mentre mostra il documento di 136 pagine sulla scuola

Per occuparci di “merito” nella scuola, vogliamo partire dall’ultima convention del PD di Matteo Renzi: “La scuola che cambia per cambiare l’Italia”, del 22 febbraio scorso quando il Presidente del Consiglio ha annunciato, per poi essere smentito dai fatti, che la riforma della scuola (con i decreti veri e propri, ndr) sarebbe arrivata in C.d.M. Venerdì 27 febbraio (cosa che poi, puntualmente, non è avvenuta perché la riforma della scuola è stata posticipata ulteriormente a oggi).

In quella convention Matteo Renzi è stato contestato da un insegnante, poi subito messo a tacere perché, sulla scuola, “il dibattito e l’ascolto dei docenti” c’è già stato.

Sul merito, “Siamo nell’imminenza di cambiare le regole ….” aveva appena detto Renzi quando un docente gli chiede: “Perché non ascoltate gli insegnanti?”.

E lui, il presidente del Consiglio che ha sempre la battuta prontissima, dice:

Ascoltare é quello che abbiamo fatto per sei mesi, dopodiché adesso tocca a noi. Poi volentieri, ci pigliamo un café”.

E’ questa l’idea di democrazia: un café. Matteo Renzi, però, durante la convention non è entrato nel dettagli dei provvedimenti né per quanto riguarda l’assunzione dei precari, né per ciò che attiene la valutazione dei docenti e del merito.

Nel discorso del Presidente del Consiglio non c’è niente di nuovo”, nota il Prof. Gianluigi Dotti del centro studi Gilda presente alla convention durante la quale, in realtà, si è solo lanciato l’ennesimo slogan sulla scuola: “Cambiare la scuola per cambiare l’Italia”. Appunto.

Ma verrebbe da pensare che ci sia fretta di cambiare la scuola (per l’ennesima volta) proprio per non cambiare tutto il resto. Politica e corruzione, malaffare, evasione dilagante. Niente, l’urgenza è cambiare la scuola. Ma finora solo annunci e twitter; e quel documento “la buona scuola” che, per questo, rimane unica base su cui poter discutere.

Quindi, a far fede è quel testo. E bisogna aspettare i decreti per capire le eventuali correzioni che sono state fatte rispetto al testo di partenza. In questi mesi solo annunci.

Anche se pare che, proprio in base alle risposte online dei docenti, il governo sia stato “costretto” (o quantomeno indotto) a modificare la bozza iniziale e proprio – pare – sulla questione del blocco degli scatti utilizzata, come col gioco delle tre carte, per sottrarre risorse alla scuola e pagare le assunzioni dei precari che ci chiede da Lussemburgo di fare la Corte di Giustizia europea.

Ma per dirlo dobbiamo aspettare la presentazione dei decreti il CdM di oggi, martedì 3 marzo. Sempre che non slitti ancora.

Nessuna novità particolare, dunque, dalla convention del PD? No, c’è l’ammissione del Ministro e del Presidente del Consiglio, “che le critiche manifestate dai docenti” (che pare non siano state poche) durante le consultazioni online e dai sindacati hanno colto nel segno e che “saranno effettuate modifiche rispetto a quanto previsto nella buona scuola”.

Aspettando di conoscerle, però, ci sono molti aspetti che restano, per così dire “fumosi”. Ben venga il merito se riconosciuto ai docenti come aggiuntivo e non in sostituzione degli scatti. Ma quali saranno i criteri di valutazione di questo merito? Quelli indicati nella buona scuola?

Cioè crediti di tipo formativo (con annessi rischio diplomifici), crediti di tipo didattico (di cui non si sa nulla di come si intende valutarli: con l’Invalsi?, o con le simpatie del dirigente?) e crediti derivanti da collaborazione con il dirigente e l’Istituzione scolastica.

Ma, soprattuto, viene da chiedersi: Chi valuterà il valutatore? Cioè, chi valuterà, e come si valuteranno i dirigenti scolastici? E le performance delle scuole da loro dirette?

Docenti e sindacati lamentano pure il mancato coinvolgimento sulla riforma delle classi di concorso: “Sono temi” – dicono – “che non si possono discutere via mail o con twitter. Sono temi che richiedono incontri reali con i docenti”. Ma per Renzi è sufficiente un café.

Prima di iniziare a valutare il merito degli insegnanti (che senz’altro – come già detto – è giusto se lo si inquadra in un’ottica collaborativa e non competitiva tra colleghi e se viene riconosciuto senza togliere niente agli scatti di anzianità), per i sindacati occorre adeguare gli stipendi degli insegnanti che hanno non soltanto il contratto scaduto dal 2009 e gli scatti d’anzianità fermi dal 2012, ma anche stipendi decisamente sotto la media europea. Arte e scienza, sono libere e libero ne è l’insegnamento, dice la Costituzione. Professionisti delegati a trasmettere cultura alle nuove generazioni. E’ così che si dovrebbe considerare gli insegnanti ed è così che sono visti gli insegnanti in Francia, Germania, Olanda, Spagna e nel resto d’Europa, dove dappertutto guadagnano di più che in Italia e senza avere meno giorni di ferie l’anno. Qui, per gli stereotipi comuni, siamo fannulloni e abbiamo troppo ferie per cui si può pensare di portare a 36 ore di lavoro settimanali i docenti. Senza contare che, più che ferie, quelle degli insegnanti, dovrebbero considerarsi almeno in parte convalescenza.

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